Continua il nostro viaggio per la prefettura di Nagasaki,
spingendoci in remote isole con una storia nascosta… 🤫

La volta precedente vi abbiamo lasciati a Nagasaki, dove abbiamo trovato un intrigante mix di culture che spaziano dalla Cina continentale al Portogallo.

In particolare, la presenza di numerose chiese cattoliche ha stimolato la nostra curiosità e ci siamo così imbarcati su un traghetto alla volta di Fukue, una delle isole dell’arcipelago di Goto, alla scoperta di un pezzo di storia del Giappone che poco si conosce: il Cristianesimo “sommerso” (senpuku kirishitan, o anche detto “nascosto”, kakure kirishitan).

Uno dei placidi paesaggi dell’isola.

Vedere chiese in mattoni con alti e fieri campanili per noi può essere piuttosto normale, ma in realtà la vita di un fedele cattolico giapponese per lunghi anni è stata molto difficile, se non quasi impossibile.

Una storia travagliata

Il Cristianesimo venne introdotto in Giappone nel 1549 a opera dal gesuita Francesco Saverio proprio qui nel Kyushu, dove conobbe una prima ampia diffusione, anche nel ceto samuraico. In linea con la politica del governo di Edo però, nel 1614 venne promulgato un divieto di pratica del Cristianesimo, che durò fino al nuovo governo Meiji, nel 1873.
Questa legge causò così un fenomeno di “immersione” di questa fede e i credenti che non vollero abbandonarla furono costretti a continuare sotto mentite spoglie, professandosi buddhisti, o creando piccole comunità in luoghi isolati.

Statua in onore di San Giovanni Soan di Goto, uno dei 26 martiri di Nagasaki, originario di queste isole.

Le isole dell’arcipelago di Goto videro quindi un gran numero di persone trasferirsi qui, cercando dei luoghi più discreti per continuare la propria religione. Sebbene oggi sia facile raggiungere ogni angolo dell’isola in macchina, la collocazione di molte chiesette in luoghi più remoti, siano valli più interne o in prossimità del mare, danno vividamente l’idea di come fosse temuto l’essere scoperti e di quanto si sia disposti a fare per la propria fede religiosa.

Tra natura e storia

L’isola di Fukue è sicuramente una meta da mettere in lista per chi vuole unire la natura con la cultura e la storia.
Facilmente visitabile in una giornata di macchina, l’isola offre di paesaggi di grande intensità, con il verde carico dei fitti boschi che si getta direttamente nel mare di un blu profondo, il tutto nella placida atmosfera tipica delle isole di pescatori.

L’arcipelago è famoso per la produzione di olio di camelia, usato per scopi cosmetici, e queste piante crescono spontaneamente, tanto che non è raro trovare per l’isola interi boschetti di questo albero, noto per le sue foglie lucide e i fiori da incanto; un motivo in più per apprezzare i tesori della natura, se nel periodo di fioritura.

Anche dal punto di vista culinario, Fukue e l’arcipelago sono tutti da scoprire, con un’offerta di cibi locali che vanno dai breed del luogo di bovini e suini (Goto-gyu e Goto-buta) all’immancabile udon del Kyushu in variante locale (Goto-udon); merita sicuramente un assaggio anche il sashimi, per godere della freschezza e carnosità che solo piccoli centri di pescatori sanno offrire.

Un moriawase di sashimi degno del suo nome! Forte anche la presenza di alghe fresche.

Hai perso la prima parte del viaggio? La puoi trovare qui!


1 Comment

Nagasaki e dintorni (parte 1) - La Tua Guida In Giappone Blog · 13/03/2021 at 12:43 AM

[…] Il nostro viaggio per la prefettura di Nagasaki prosegue in questo articolo! […]

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